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Superare la concezione metafisica dell'arte in quanto «estetica» e favorire un ascolto dell'opera capace di trasfigurare il senso del soggiorno dell'uomo sulla terra: è la prospettiva in cui si pone questo libro, sulla scorta della rivoluzione inaugurata dal pensiero di Martin Heidegger. L'opera d'arte, lungi dall'occupare uno spazio dato in anticipo, si distingue da ogni altro essente per la singolare capacità di lasciar apparire e configurare lo spazio entro cui avvengono e si fanno incontro le cose che danno forma al mondo in cui abitiamo. In questo orizzonte essa - sia pittorica (Braque e Matisse), scultorea (Giacometti, D. Smith, Brancusi, Chillida e Caro) o architettonica (Le Corbusier) - non si limita a riprodurre la realtà che sta di contro alla stregua di un «oggetto», ma inventa ogni giorno una possibilità di mondo, concedendo a ciascuno un incontro rinnovato e di intatto vigore con quel che accade.